La notte della lunga stella con la coda, la notte dell’attesa – la sera del 24 dicembre per i bambini è la più lunga dell’anno – e del risveglio. La notte del passato, delle pagine dei libri dell’infanzia, di dicembre quando era ancora dicembre e la neve scendeva e il cielo diventava bianco all’improvviso.

La notte dei guanti per ripararsi, e dei paraorecchie colorati, una sciarpa fatta a mano dalla nonna (che riscalda sempre di più di quelle delle amiche e degli amici), il naso che cola, il berretto in testa, le guance rosse per l’aria, gli occhi che lacrimano per qualche fiocco di neve, le corse sulla strada per fare a gara chi “fa più nuvole” con il fiato caldo. E poi i pupazzi di neve, le pubblicità in televisione, i finti “Babbi Natale” sulle strade – va a capire chi c’è dietro, ma nel dubbio il regalo me lo prendo lo stesso -, e le macchine fotografiche – oggi sostituite dagli smartphone - per “fermare” l’attimo.

La notte delle stelle che sono sempre coperte dalle stelle, forse perché anche loro vogliono riscaldarsi senza conoscere il calore dello sguardo dei bambini.

La notte del Natale, della Santa messa di mezzanotte. La notte dei sogni corti, del giorno che non arriva mai, e nell’attesa ti chiedi se sei stato “così buono” da meritarti i regali che hai chiesto.
Ma è anche la notte che supera la notte, e che ti spinge lontano, quando capita, a provare a capire com’è il Natale nei Paesi che non lo festeggiano. Eppure anche lì vivono i bambini…


Buon Natale di cuore amici!

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© Foto Fiorirà un giardino | "Il Natale nelle parole" di Alessandro Carli